IPTV Streaming - Ultime Novità

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Domins
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Messaggio da Domins »

Da oggi pomeriggio, partite le regolari trasmissioni in streaming di CANALE 2 MARSALA (TP) mentre da ieri, TELE ONE (PA) è passata nel formato video in Alta Definizione a 1920x1080.
RadioTV Sicilia e Scelta TV

Nazionali : Rai A=UHF 47 Rai B=UHF 67 Mediaset 1=UHF 68 Mediaset 2=UHF 53 La 7 Dahlia=UHF 37 La 7 TIMB1=UHF 60 D-Free=UHF 56 Tivuitalia=UHF 33
Locali : CTS Mux=UHF 57 La Sicilia Mux=VHF H1 (Altofonte) Tele Rent=VHF 9
sc96
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Messaggio da sc96 »

Fonte: https://www.newslinet.com/tv-in-primave ... esistente/

Come aveva anticipato NL (che sul tema insiste da oltre un anno), al convegno “HDFI Innovation Day 2022”, organizzato da HD Forum Italia (HDFI), l’organismo di filiera che riunisce ventisei aziende leader nel settore del broadcasting, dell’audiovisivo e delle telecomunicazioni, tenutosi a Roma nei giorni scorsi, si è parlato di DVB-I. Riscontrando, come ampiamente previsto, un grande interesse della platea. Tanto più che dello standard che consente di coniugare le abitudini del DTT (lista LCN) con le opportunità dell’IP, è stata effettuata una dimostrazione, annunciando una prossima sperimentazione, da parte di Mediaset, dalla primavera 2023 (forse ad aprile), interessando i quattro canali generalisti del gruppo: Canale 5, Rete 4, Italia 1, 20.


Arco LCN 500 al DVB-I

Per farlo potrebbero essere utilizzati i logical channel number disimpegnati con la soppressione dei contenuti SD/Mpeg2, che vanificheranno l’attuale destinazione dei canali 501-599, riservati ai formati HD (tutti i canali saranno tali da fine dicembre 2022). Sul punto, quindi, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni dovrà aggiornare il Piano LCN ex Del 116/21/CONS.


Il DVB-I non è la HBBTV


In verità, su cosa sia il DVB-I c’è ancora estrema ignoranza, soprattutto per il fatto che esso viene confuso con la Hybrid Broadcast Broadband Tv, cioè la HBBTV. In realtà, i due standard hanno in comune solo la veicolazione finale su IP, ma per il resto sono completamente diversi.


Gate IP

La HBBTV, per funzionare, necessita infatti di un gate sul DTT, da cui accedere al contenuto streaming. Il DVB-I, invece, è totalmente indipendente dal digitale televisivo terrestre, in quanto viene riconosciuto dal tv/decoder, come un prodotto nativo IP e sottoposto in lista all’utente come tale. Anche se probabilmente la lista sarà unica ed auspicabilmente con LCN univoci, cioè non sovrapponibili per piattaforma.


Vantaggi del DVB-I

I vantaggi del DVB-I, è stato spiegato al convegno, sono la sua bassissima latenza, che addirittura è inferiore a quella del DTT – al punto che per sincronizzarlo con quest’ultimo (in realtà, avvicinarlo a livello temporale, visto che la concidenza è, allo stato, impossibile) il primo va ritardato di circa 3 secondi – e la qualità delle immagini, che possono raggiungere il massimo possibile (compatibilmente con la connessione disponibile).


Back-up

Tra l’altro, previa adozione di apposita funzione da parte dei produttori di tv/decoder, il DVB-I può essere un ottimo back-up del DTT (e viceversa), ovviamente nell’area di servizio coincidente tra le due piattaforme.


Svantaggio del DVB-I

Il problema è che la quasi totalità dei nuovi tv è HBBTV ready, ma nessuno è in grado di ricevere il DVB-I.
Ma Mediaset è fiduciosa che il DVB-I (e non la HBBTV) sia il futuro della tv. Tanto che ha già avviato joint venture con LG, Sony, Philips e Vestel affinché i nuovi tv commercializzati dal 2023 siano compatibili con il DVB-I.


Scommesse

Di diverso avviso altri operatori (come RAI), che ritengono, invece, la HBBTV più funzionale allo stato del mercato. Previa adozione, anche in questo caso, di LCN per l’accesso diretto (cd. jump).
sc96
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Messaggio da sc96 »

Fonte: https://www.newslinet.com/tv-dopo-refar ... -al-dvb-i/

TV. Dopo refarming, banda 700 MHz poco o nulla utilizzata dalle Telco. E se si puntasse al DVB-I?

Siamo arrivati a fine 2022, sono dunque passati sei mesi del sudato rilascio della banda 700 MHz a favore del 5G. È giunto dunque il momento di fare il punto su queste frequenze, per capire se tutti i problemi che il “refarming” ha causato al settore televisivo erano davvero necessari; quanto meno in tempi cosi ristretti.
Certo, lo Stato ha incassato una cifra spropositata (in parte utilizzata per indennizzare i broadcaster locali che hanno dismesso i diritti d’uso delle frequenze utilizzate prima della naturale scadenza), ma le telco stanno davvero utilizzando questo spettro? E se – senza per ora nulla dire – stessero pensando al DVB-I over 5G, argomento sfiorato nella recente intervista di NL a Marco Pellegrinato di Mediaset, prima in assoluto sul tema?


La banda 700 MHz

Come sappiamo i 700 MHz sono un arco di frequenze utilizzato per servizi televisivi fino dagli anni 60/70: da 694 a 790 MHz, corrispondenti ai canali UHF 49 – 60. Tramite un processo detto refarming (l’equivalente italiano riassegnazione suonava forse troppo sincero) questi ex canali tv erano stati allocati al 5G, sulla base di una direttiva della Conferenza mondiale delle Radiofrequenze WRC 2015/2019.


Cassa

Una occasione ovviamente sposata con entusiasmo dagli stati nazionali che hanno visto la possibilità di batter cassa (formalmente alle telco, ma in definitiva agli utenti finali della telefonia mobile).


La storia

Newslinet si è occupata costantemente di questo processo e chi desidera ripercorrere la vicenda può partire da qui e ripercorrere all’indietro la catena dei link.


Reality check

Cominciamo con ricordare le promesse degli operatori mobili del 2018 (non necessariamente legate ai 700 MHz, ma al 5G in generale): “Le reti 5G consentiranno di ottenere una capacità di download di circa 10-50 Gigabit con una latenza massima di 1 millisecondo per le comunicazioni mobili”.


Test in Francia

Chi scrive, in Francia, rileva oggi in 5G una latenza di 41 ms e una velocita’ di download di 180 Mbps, due ordini di grandezza peggio del promesso.


Finto 5G

Motivo: secondo i tecnici del settore ancora non stiamo utilizzando il vero 5G, visto che si sono implementate soluzioni non stand alone, basate su una core network 4G che utilizza la dynamic spectrum sharing.


Uso

Passiamo all’utilizzo della banda, anche basandoci sui dati raccolti dal Stefano Bolis, esperto da noi intervistato a novembre 2022. Cominciamo con ricordare come solo tre operatori si sono aggiudicati le frequenze a 700 MHz: TIM, Vodafone e Iliad.


Dichiarazioni

Ebbene, a oggi nessuno di questi operatori ha diramato annunci ufficiali rispetto a iniziative, servizi o miglioramento delle performance resi possibili da queste acquisizioni.


Community

In mancanza di comunicazioni ufficiali serve ricorrere al crowd sourcing delle informazioni. Una delle fonti migliori è la community lteitaly.it, che pubblica mappe aggiornate con una quantità sorprendente di dati relativi al territorio italiano.


Iliad

Iliad, la società fondata da Xavier Niel sorella della francese Freemobile è stata fin’ora la più attiva: ha infatti acceso, a macchia di leopardo ma a livello nazionale, una serie di BTS utilizzando la tecnologia Dynamic Spectrum Sharing.


Vodafone

Vodafone invece utilizza i megahertz assegnati in modo limitato ed esclusivamente per il 4G. In particolare il numero di BTS attive anche in banda 28 (i famosi 700 MHz) rappresenta solo il 2% del totale.


TIM

Per quanto riguarda TIM nessuno ha rilevato attivazioni, dunque, per dirla con il molto british Bolis, “è lecito pensare che la società sia in attesa di capire come sfruttare al meglio queste frequenze“.

https://www.newslinet.com/wp-content/up ... iusura.jpg


DVB-I

TIM avrebbe speso oltre 680.000.000 euro per stare ferma e cercare di capire?
E se stessero pensando al DVB-I? Si tratta ovviamente solo di una nostra ipotesi e l’idea ci è venuta proprio dopo l‘intervista all’ing. Pellegrinato di Mediaset.


Reti diverse dalle attuali

In questa viene affermato che “L’avvento del DVB-I rappresenta una perfetta soluzione di continuità standardizzata e aperta, per la fornitura di servizi di televisione lineare”, ma anche che per il DVB-I “servono reti diverse dalle attuali, progettate con tecnologie e requisiti diversi da quelli attuali, per garantire una qualità e continuità di servizio analoghi al broadcast tradizionale via etere. Serve una rete IP unica per il broadcasting. Non importa chi la realizzerà. Il DVB-I è solo il punto di partenza, la rete quello di arrivo.”


DVB-I over 5G ?

La prima nostra reazione è stata di meraviglia: chi dovrebbe realizzare “una rete IP diversa dalla attuale” che garantisca “bassissima latenza” ? E perché mai dovrebbe farlo?
L’ipotesi dunque che questa possa essere proprio la banda 700 MHz utilizzata non più in DVB-T ma (anche) in DVB-I.


Analisi critica

Gli elementi tecnici ci sarebbero, considerato che i requirements per il DVB-I su 5G comprendono”support different Rel-16-based 5G operation modes, namely 5G Broadcast, unicast-based 5G Media Streaming, concurrent delivery of the same service over both modes“.


Risparmio

Quanto a quelli economici, i broadcaster potrebbero risparmiare, eliminando i costi della propria rete di diffusione e sostituendoli con un fee da pagare alle telco per il trasporto dei loro programmi.


No comment

Abbiamo cercato di validare la nostra ipotesi direttamente rivolgendoci a Mediaset per un follow-up all’intervista a Pellegrinato. Ma, al momento, il gruppo ci ha risposto che preferisce non rilasciare approfondimenti, almeno fino all’avvio dell’annunciata sperimentazione.
sc96
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Messaggio da sc96 »

Fonte: https://www.newslinet.com/tv-al-via-la- ... lecomando/

Tv. Al via la sperimentazione del DVB-I, ennesima rivoluzione del DTT che concilia la potenzialità dell’IP con la semplicità del telecomando

Mentre Agcom, con la Delibera n. 14/23/CONS, si avvia a fissare i principi della prominence servizi media audiovisivi e radiofonici di interesse generale e l’accessibilità del sistema di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre di cui all’articolo 29, commi 1, 2 e 7, del Testo unico per la fornitura dei servizi di media audiovisivi, Mediaset inizierà a breve la sperimentazione della nuova frontiera del digitale televisivo terrestre, il DVB-I. Dove I, naturalmente, sta per Internet.


Obiettivo: sopravvivenza

L’obiettivo è difendere il ruolo dei broadcaster nel territorio tipico degli OTT, l’IP. Non si tratta di una battaglia di poco conto: ne va della sopravvivenza degli operatori tv tradizionali.


Cos’è il DVB-I

Ma cosa è il DVB-I, che ancora oggi molti confondono con la HBBTV (Hybrid Broadcast Broadband Tv)?
Lo ha spiegato a NL l’ing. Marco Pellegrinato, director standard & innovation di RTI (Gruppo Mediaset).


La famiglia allargata del DVB

“Il DVB-I è, a tutti gli effetti, una nuova piattaforma diffusiva via IP, gemella ed equivalente alle altre della famiglia DVB (DVB-T/T2 DVB-S/S2) a cui si affianca. Per il ricevitore TV, il DVB-I è un vero e proprio front-end aggiuntivo, nativo e fortemente integrato nel menu del TV. HbbTV è, e continua ad essere con le sue evoluzioni, un middleware standard aperto (open), utilizzabile per lo sviluppo di servizi ed applicazioni sul TV”, sottolinea Pellegrinato.


Le due tecnologie non sono alternative, sostitutive o sostituibili

“Le due tecnologie non sono alternative, sostitutive o sostituibili: sono e devono essere entrambe presenti ed estremamente integrate nei ricevitori TV. Esse sono utili ed essenziali ai fini delle attività dei broadcaster e dei fornitori di servizi media (FSMA).


Metamorfosi

In particolare, è proprio grazie allo standard DVB-I, che HbbTV, nella sua nuova versione 2.0.4, compie la metamorfosi da soluzione “broadcast centrica” a “platform agnostic o platform independent”, nel senso che sino alla versione attuale (2.0.3) un servizio HbbTV poteva solo essere notificato in un flusso TS (Transport Stream), quindi in broadcast via etere (DTT o SAT). Il combinato disposto di tutti questi standard tecnologici DVB e HbbTV è l’essenza della vera ibridazione della TV 5.0.


Il nodo dei ricevitori

Tuttavia, non esistono ancora i ricevitori. Già è limitato il parco di quelli equipaggiati per lo standard HBBTV, che pure è sul mercato da oltre 10 anni. Ma sul punto Pellegrinato non si mostra preoccupato: “Il DVB-I è una tecnologia standard fondamentalmente di tipo software. Quindi basata su elementi funzionali già presenti nel ricevitore TV e che, di conseguenza, non richiedono necessariamente un hw specifico.


Upgrade

La stragrande maggioranza dei TV attualmente sul mercato potrebbe essere facilmente aggiornata al DVB-I attraverso un software upgrade (S.U.) fornito online dal costruttore. Sia HbbTV che DVB-I sono tecnologie essenzialmente sw, i TV più recenti potrebbero essere aggiornati e resi compatibili senza dover necessariamente essere sostituiti come si è reso necessario per il DVB-T2, che richiede un hw specifico.


In futuro, entro il 2030, è prevista (ma non ancora definita), una nuova erosione dello spettro per i servizi 6G (600 Mhz)

Dal 2013 ad oggi, la TV digitale in Italia e non solo ha vissuto una continua erosione dello spettro radio elettromagnetico in favore di servizi di mobilità cellulare 4G (800 Mhz) ed oggi 5G (700 Mhz). In futuro, entro il 2030, è prevista (ma non ancora definita), una nuova erosione dello spettro per i servizi 6G (600 Mhz).


Caccia allo spettro

I broadcaster DTT hanno sinora ceduto oltre il 40% dello spettro originario in termini di capacità trasmissiva, con evidente dimezzamento del numero di multiplexer disponibili per le trasmissioni TV. L’avvento del DVB-I rappresenta una perfetta soluzione di continuità standardizzata e aperta, per la fornitura di servizi di televisione lineare tanto cari ai broadcaster.


Integrazione DVB

Il DVB-I consente una modalità di fruizione della TV via IP totalmente indistinguibile dall’utente finale, tra il broadcasting tradizionale via etere (DTT/SAT) e quello broadband via IP (DVB-I), in quanto tecnologie perfettamente integrate nell’attuale user experience della fruizione TV attuale. Inoltre, grazie alla armonica coesistenza delle piattaforme DVB e HbbTV, il raggiungimento della completa ibridazione della TV 5.0, in modo perfettamente integrato e interoperabile, viene e realizzarsi compiutamente”.


Non solo tampone

Detta così, si potrebbe pensare che il DVB-I sia un back-up del DTT.
“I broadcaster preferiscono considerare il DVB-I un’estensione della piattaforma di broadcasting DTT e SAT piuttosto che una soluzione di backup delle stesse”, spiega l’ingegnere. “Essi sono perfettamente consci che attraverso la diffusione di canali lineari via IP con DVB-I, sia possibile offrire servizi televisivi a qualità migliorata FHD o UHD con HDR che non sono facilmente possibili nel broadcasting via etere, a meno di non avere banda sufficiente come per il satellite e un parco di TV UHD compatibili.


Qualità adattativa

Via IP, invece, è possibile fornire ad ogni TV connesso la qualità adattativa che necessita, in quanto, in un sistema bidirezionale come l’IP, il formato è negoziabile con il singolo TV in qualsiasi momento, cosa non possibile in una soluzione unidirezionale broadcast via etere. I broadcaster faranno di tutto in Europa per mantenere il proprio spazio trasmissivo via etere (terrestre in gamma 600 Mhz.), perché è la loro piattaforma elettiva e con la più alta reach raggiungibile per poter trasmettere i propri contenuti alla più ampia fetta di popolazione possibile.


Broadcasting via etere risorsa di sistema preziosa

Il broadcasting via etere ha una penetrazione elevatissima in Italia, paese che peraltro non ha mai avuto la cable TV come in altri paesi europei. E’ una risorsa di sistema preziosa per lo sviluppo della televisione, della quale il broadcaster, ma anche l’utente finale, non può fare a meno.


Erogazione TV lineare via IP necessita di infrastruttura diffusiva che sia in grado di garantire l’accesso a milioni di utenti contemporanei

Pellegrinato non si mostra preoccupato nemmeno dell’infrastruttura, nonostante l’esperienza di DAZN abbia dimostrato che, almeno allo stato, l’accesso contemporaneo di milioni di utenti può essere un problema.


Qualità continuativa

“Come abbiamo più volte avuto modo di rappresentare in consessi europei di televisione, l’erogazione di servizi di TV lineare via IP necessita di un’ infrastruttura diffusiva che, al pari dell’etere (DTT o SAT), sia in grado di garantire l’accesso concorrente ai canali televisivi a milioni di utenti contemporanei o anche solo a pochi. Inoltre, la qualità tecnica del servizio deve essere mantenuta elevata e costante, garantita e continuativa, senza interruzioni anche brevi.


Multicast

Per raggiungere questo scopo il DVB-I impiega tecnologie apposite come il DASH-LL e il multicast mABR, che devono essere ampiamente supportate dalla rete diffusiva via IP. Il DVB-I da solo però non basta a garantire tutto ciò.


Traffico

La diffusione della TV via IP non può essere “best effort” come Internet; le reti unicast come Internet sono adatte ad un traffico burst di tipo punto-punto. I servizi di TV lineare necessitano invece di un traffico “sostenuto” di tipo punto-multipunto (multicast o broadcast).


Per raggiungere questi requisiti le tradizionali CDN non bastano

Esse sono state progettate e realizzate per un traffico anche vigoroso ma diversificato per singoli utenti. I canali televisivi via IP devono raggiungere contemporaneamente decine di milioni di utenti, garantendo loro una delivery puntuale e a bassissima latenza degli eventi trasmessi, soprattutto quelli live.


Decine di milioni di utenti sono almeno un ordine di grandezza superiore a quanto attualmente le reti IP unicast sono in grado di supportare

Servono quindi reti diverse dalle attuali, progettate con tecnologie e requisiti diversi da quelli attuali, per garantire una qualità e continuità di servizio analoghi al broadcast tradizionale via etere. Serve una rete IP unica per il broadcasting. Non importa chi la realizzerà. Il DVB-I è solo il punto di partenza, la rete quello di arrivo.


Arco 500

Nel merito della sperimentazione, è probabile che Agcom destini l’arco 500 agli identificatori LCN DVB-I. Se si seguisse l’architettura originaria del piano LCN, ci dovrebbe essere spazio anche per i canali locali (510-519 e 571-599).


Opportunità per editori locali

Secondo Pellegrinato, un’opportunità per gli editori locali. “Il recente refarming dello spettro dei 700 Mhz ha visto molte emittenti locali perdere il diritto d’uso della frequenza assegnata pur non perdendo la numerazione LCN attribuitagli. Ebbene, molti editori hanno rimesso in campo i propri canali televisivi precedentemente in etere DTT sulla rete IP, attraverso applicazioni HbbTV, lanciate da operatori di rete broadcast riutilizzando la numerazione LCN.


HbbTV è “broadcast centrica”

HbbTV, come dicevo prima, è “broadcast centrica” e quindi necessita di essere notificata via DTT o SAT al TV, che poi la scarica dalla rete IP, dove peraltro sono stati inseriti anche i nuovi flussi di streaming dei canali televisivi. Questa pratica ha consentito a molte emittenti nazionali di mantenere la fruizione dei loro canali TV via IP, magari aggiungendone altri via streaming, accessibili sempre con la medesima numerazione LCN sul telecomando dell’utente finale. Di conseguenza, i loro canali televisivi in streaming IP sono perfettamente compatibili con i player delle applicazioni HbbTV sui TV, che a loro volta sono esattamente gli stessi utilizzati anche dal DVB-I.


Le emittenti che trasmettono in modalità streaming i loro canali TV via HbbTV potranno utilizzare in futuro la tecnologia DVB-I in quanto integrata

Cioè accesso tramite LCN sul tastierino numerico del telecomando senza necessariamente lanciare un app HbbTV (tasto rosso), utilizzo del menù integrato della TV per la navigazione nelle informazioni di canale: present & next, parental control, guida programma della TV, lista unificata e integrata dei servizi televisivi via DTT, via SAT e via IP con priorità decisa dal broadcaster.


Regolamentazione indispensabile

Il DVB-I trova la sua piena realizzazione e ragion d’essere in un sistema regolamentato all’accesso sulla TV, alla stregua di quanto già accade per i broadcaster televisivi via etere DTT. Solo attraverso una sana ed equa regolamentazione dell’accesso, l’utente finale potrà trovare le garanzie e le tutele che gli sono dovute grazie a liste di accesso ai servizi televisivi da parte di Fornitori di Servizi Media FSMA, certificate come “trusted” dall’Autorità di regolamentazione, attraverso regole di ingaggio comuni, chiare e ben delineate per tutti gli operatori.


Fair competition

Regole capaci di garantire una “fair competition” tra i soggetti che operano in campo, garantendo allo stesso tempo la giusta tutela all’accesso alla TV da parte dei minori nel pieno rispetto delle regole di gestione parentale dei contenuti trasmessi. L’attività e la presenza dell’Autorità di regolamentazione è fondamentale in questo cammino di sviluppo del DVB-I in Italia e nel resto d’Europa. E’ inoltre una presenza necessaria per garantire il corretto sviluppo del sistema televisivo broadcast.


Market Trial Mediaset 2023

L’intento del Market Trial di Mediaset è aperto a tutti gli operatori che vogliono testare in campo la tecnologia DVB-I. Il nostro scopo è quello di collaborare con tutta la filiera e le istituzioni per l’affermazione della TV ibrida con DVB-I in Italia”, conclude Pellegrinato.
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